IN PAX ET JUSTITIA / ON 24 GIUGNO 2015 AT 06:45 /
La chiesa locale, e i fedeli soprattutto, attendono il giudizio del Vaticano e del Papa sul caso Medjugorje. Francesco riconoscerà o no le apparizioni dei sei veggenti che da 34 anni dichiarano di vedere ogni giorno la Madonna?
Proprio oggi, 24 giugno, ricorre l’anniversario delle apparizioni mariane e nello stesso giorno si tiene in Vaticano la Plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede che dovrà emettere il decreto che sarà poi trasmesso al Pontefice per una sua ratifica. Occorrerà attendere ancora qualche giorno, ma gli orientamenti – a quanto si apprende – sembrerebbero questi:
– Medjugorje viene riconosciuto come luogo di preghiera e di riconciliazione che attira milioni di fedeli ogni anno.
– verranno fornite delle linee indicative per sacerdoti e vescovi su come organizzare i pellegrinaggi nel santuario mariano.
– verrà consigliato ai fedeli di non partecipare ai momenti in cui i veggenti dicono di ricevere le apparizioni.
– verrà dichiarato che le apparizioni non rappresentano rivelazioni soprannaturali.
In pratica il Vaticano rispetta quanto previsto dal codice di diritto canonico, secondo cui il riconoscimento delle apparizioni non può avvenire fin quando queste non siano terminate.
Sull’affaire Medjugorje abbiamo intervistato Roberto Bignoli, cantautore di ispirazione cristiana che ha riscoperto la fede attraverso un vero e proprio percorso di conversione. Rocker cristiano apprezzato e vincitore di premi prestigiosi anche negli Stati Uniti, in Europa e in Italia, autore della canzone sigla di Radio Maria nel Mondo “Ballata per Maria”, Bignoli ha incontrato quattro volte Papa Giovanni Paolo II e una volta Papa Francesco, a cui ha consegnato un libro da lui scritto proprio su Medjugorje.
Ci racconta cosa c’è dietro la sua conversione, nata attraverso un viaggio, come dice lui, semplice ma profondo, che ha segnato il suo cammino e aperto il suo cuore:
“Andai a Medjugorje la prima volta nel 1984, un viaggio alla scoperta di un luogo che mi affascinava più per curiosità che per un credo effettivo. Quando sono arrivato sono rimasto colpito dalla povertà del luogo, dalla grande chiesa e dai colli intorno; mi sembrava di vivere una situazione di povertà che ricordava la mia infanzia, un’infanzia anche sofferta, senza il calore della famiglia. In quel luogo così povero e spoglio ho sentito una grande pace, una chiamata: mi sono sentito avvolgere da un calore familiare, da una sensazione che ha toccato il cuore e mi ha aperto una porta interiore. Volevo cambiare il mio cuore duro di pietra con un cuore che pulsasse di pace e amore, capace di perdonare e ricominciare.
E’ questo ciò che è avvenuto in quel luogo che ancora oggi visito regolarmente perché desidero cogliere, ogni volta, quello Spirito cristiano che ha mosso i miei passi verso la chiesa e che per ragioni ancora ignote, ma allo stesso tempo chiare, ha cambiato il mio pensiero e la mia vita. Ho avuto modo di conoscere anche i veggenti, con cui sono in buoni rapporti. Tuttavia non vado a Medjugorje per loro, non mi è mai interessato andare a cercarli, ho sempre fatto le cose con equilibrio e non amo quelle situazioni che a volte si verificano nel dare più importanza al superfluo, dimenticando la sostanza. Questo non vuole essere un giudizio, ma un modo di affrontare un luogo particolare con attenzione, discernimento e una certa obbedienza, verso la chiesa del luogo e di rispetto della fede propria e altrui. Molte volte ho fatto incontri con la presenza anche dei veggenti, ma poiché lo Spirito con il quale desidero viverli è uno Spirito di preghiera, ma anche di obbedienza, non ho mai partecipato ad incontri non autorizzati dalle autorità ecclesiastiche e non vado di certo in giro a fare propaganda. Non posso però raccontare la mia storia senza dire che quel pellegrinaggio di tanti anni fa ha messo un seme che ha portato frutto nel mio cammino”.
Cosa ti aspetti dal Papa?
“Non mi aspetto grandi cose. Forse un aiuto a vivere questi pellegrinaggi con un certo criterio e attenzione verso l’importanza dell’essere chiesa e una indicazione pastorale per chi si reca sul posto e per la stessa chiesa di Medjugorje. Mi aspetto anche una certa durezza, perché comunque la storia ci ha insegnato attraverso la vita di grandi santi, che non si arriva facilmente agli onori degli altari. Ma lasciamo la parola a loro e a noi la preghiera affinché si compia la volontà di Dio. E la speranza che l’albero porti i suoi frutti e, lasciatemelo dire, personalmente i frutti di Medjugorje sono buoni”.
Roberto Bignoli ha scritto un libro, “Il mio cuore canta – Medjugorje e la musica di Dio” (edito da Piemme) in cui racconta il suo percorso di fede.
Scrive: “Non sono un convertito, sono soltanto un uomo che, ad un certo punto della vita, ha preso coscienza di una realtà nuova e ha intrapreso un cammino di svolta e di speranza. Conversione per me significa trovare l’occasione e l’opportunità di mettermi continuamente in discussione, per arricchire quel grande dono di grazia che ho ricevuto da Dio. Sono convinto che la gente non nasca atea, agnostica o credente: il germe della fede è in ognuno di noi, ma con gli anni viene soffocato, sommerso dai problemi quotidiani. Può accadere che ad un certo punto della nostra esistenza si verifichi una sorpresa inaspettata, come una specie di risveglio: guardando dentro noi stessi rivediamo tutte le nostre esperienze, e le consideriamo da un altro punto di vista. Come cantautore di ispirazione cristiana, sono convinto che ogni parola che pronuncio debba nascere dal profondo del cuore e attingere al mio percorso e alla mia storia”.
Articolo di Serena Sartini per il blog ‘All’Ombra del Cupolone’ sul quotidiano ‘Il Giornale’