Medjugorje: LE COSE CHE HO IMPARATO SALENDO IL KRIZEVAC

Medjugorje: LE COSE CHE HO IMPARATO SALENDO IL KRIZEVAC

Medjugorje: LE COSE CHE HO IMPARATO SALENDO IL KRIZEVAC

 

La salita verso il Krizevac: una pagina di Vangelo – Eco di Maria nr.164

Ero ancora seminarista quando, per la prima volta, ho sentito parlare di Medjugorje. Oggi, sacerdote e al termine degli studi a Roma, ho avuto la grazia di accompagnare un gruppo di pellegrini. Personalmente sono rimasto colpito dal fervore con il quale le migliaia di persone presenti in quella terra benedetta pregavano e celebravano i sacramenti, particolarmente l’Eucaristia e la riconciliazione. Lascio il giudizio sull’autenticità delle apparizioni a chi è competente in materia; custodirò tuttavia per sempre il ricordo della Via Crucis sul sentiero sassoso che conduce verso la cima del Krizevac. Una salita dura e lunga, ma al contempo molto bella, dove ho potuto vivere diverse scene che, come una pagina di vangelo, mi hanno dato spunti per la meditazione.

1. Uno dopo l’altro. In tanti sulla via.
Un fatto – La sera precedente la nostra Via Crucis una religiosa ci aveva consigliato di partire prima dell’alba. Ubbidimmo. Fui grandemente sorpreso nel vedere che molti gruppi di pellegrini ci avevano preceduti e che alcuni già erano sulla via della discesa. Dovevamo quindi attendere che le persone procedessero da una stazione all’altra prima di avanzare anche noi verso la Croce.
Una riflessione – Lo sappiamo, la nascita e la morte sono eventi della vita naturale. Nella vita cristiana, quando riceviamo il battesimo, oppure ci sposiamo o ci consacriamo, abbiamo sempre chi ci precede e chi ci segue. Non siamo né i primi né gli ultimi. Dobbiamo allora rispettare i più anziani nella fede così come chi viene dopo di noi. Nella Chiesa nessuno può considerarsi solo. Il Signor accoglie a tutte le ore; ciascuno si impegni a rispondere nel momento che gli spetta.
Una preghiera – O Maria, figlia di Israele e madre della Chiesa, insegnaci a vivere l’oggi della nostra fede sapendo assimilare la storia della Chiesa e preparando il futuro.

 

Medjugorje: LE COSE CHE HO IMPARATO SALENDO IL KRIZEVAC

 

2. L’unità nella diversità. Pace a tutti.
Un fatto – Sono rimasto impressionato dalla diversità dei pellegrini e dei gruppi che salivano e scendevano! Eravamo diversi, nella lingua, razza, età, estrazione sociale, cultura, formazione intellettuale… Ma eravamo ugualmente uniti, molto uniti. Eravamo tutti in preghiera sulla stessa strada, in marcia verso un’unica meta: il Krizevac. Ognuno, sia i singoli che i gruppi, badava alla presenza degli altri. Una meraviglia! E la marcia è rimasta sempre armoniosa.
Una riflessione – Come sarebbe diverso il volto del mondo se ogni uomo prendesse più coscienza della sua appartenenza ad un’unica grande famiglia, il popolo di Dio! Avremmo più pace ed armonia se ognuno amasse l’altro per quello che è, con le sue peculiarità, le grandezze e i limiti! A nessuno piace una vita tormentata. La mia vita è bella solamente quando quella del mio vicino lo sarà altrettanto.
Una preghiera – O Maria, figlia della nostra razza e eletta da Dio, insegnaci ad amarci come fratelli e sorelle di una stessa famiglia e a cercare il bene degli altri.

3. Il gruppo si arricchisce. Solidarietà e condivisione.
Un fatto – Bisognava salire passo dopo passo verso la vetta spendendo qualche minuto in ascolto, in meditazione e in preghiera davanti ad ogni stazione. Tutti i membri del gruppo potevano liberamente, dopo la lettura, esprimere una riflessione, un’intenzione o una preghiera. In questo modo la contemplazione delle insegne della Via Crucis, così come l’ascolto della Parola di Dio e dei messaggi della Vergine Maria, diventavano più ricchi, più belli e conducevano ad una preghiera più profonda. Nessuno si sentiva isolato. Non mancavano degli interventi che riportavano la mente all’identità di ognuno. I minuti trascorsi davanti alle stazioni diventavano occasione di condivisione delle nostre vite e dei punti di vista diversi; momenti di reciproca intercessione. Tutti rivolti verso Colui che per salvarci è venuto a condividere la nostra condizione.
Una riflessione – È vero che la fede è adesione personale, ma si confessa, aumenta e fruttifica nella comunità. L’amicizia in quanto tale moltiplica la gioia e favorisce la condivisione della sofferenza, ma ancor più quando l’amicizia affonda le sue radici in una fede comune.
Una preghiera – O Maria, tu che hai meditato la passione del tuo Figlio tra gli apostoli, insegnaci ad ascoltare i nostri fratelli e sorelle e a liberarci dai nostri egoismi.

4. Non credersi troppo forte. Umiltà e misericordia.
Un fatto – La Via Crucis sul Krizevac si comincia con tanto entusiasmo e determinazione. Il sentiero è tale che gli scivolamenti e le cadute non sono rari. Il corpo è sottomesso a un grande sforzo ed è facile esaurire presto le energie. La fatica, la sete e la fame non mancano… I più deboli talvolta sono tentati a pentirsi per aver cominciato quest’ardua impresa. Vedendo qualcuno cadere o nel bisogno si è spinti a deriderlo e a non occuparsi di lui.
Una riflessione – Rimaniamo pur sempre degli esseri di carne. Può capitare anche a noi di cadere e di avere sete. Le tre cadute di Gesù sul cammino verso il Calvario sono significative per la nostra vita. La vita cristiana esige forza e coraggio, fede e perseveranza, ma anche umiltà e misericordia. Una preghiera – O Maria, madre degli umili, prendi le nostre fatiche, le nostre pene e le nostre debolezze. Affidale e tuo Figlio, l’umile Servo che ha preso i nostri pesi.

5. Quando il sacrificio dona la vita. L’amore nelle opere.
Un fatto – Verso la decima stazione abbiamo incrociato un gruppo di giovani che trasportavano su una barella una giovane handicappata. La ragazza nel vederci ci ha salutato con una grande sorriso. Ho pensato subito alla scena evangelica del paralitico presentato a Gesù dopo esser stato calato dal tetto della casa… La giovane era felice di essere stata sul Krizevac e di aver incontrato Dio lì. Ma da sola, senza l’aiuto degli amici, non avrebbe potuto arrampicarsi. Se la salita con le mani vuote è già dura per un uomo normale, immagino come sarà stata molto più dura per quelli che a turno, trasportavano quella lettiga sulla quale era distesa la loro sorella in Cristo.
Una riflessione – Quando si ama si accetta la sofferenza per la vita e la felicità dell’essere amato. Gesù ce ne ha dato l’esempio più grande. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13), dice il crocifisso del Golgota. Amare è avere qualcuno per il quale morire!
Una preghiera – O Maria, tu che hai pianto ai piedi della Croce, insegnaci ad accettare di soffrire per amore affinché i nostri fratelli abbiano la vita.

6. Il regno di Dio appartiene ai “bambini”. La piccolezza.
Un fatto – Un bella scena sul nostro cammino era vedere salire e scendere i bambini. Saltellavano sbarazzini, sorridenti, innocenti. Facevano meno difficoltà degli adulti a sgambettare sulle pietre. Gli anziani si andavano man mano sedendosi per ristorarsi un po’. I piccoli facevano riecheggiare nelle nostre orecchie la chiamata di Gesù a diventare come loro per entrare nel suo regno.
Una riflessione – Più ci si crede grandi, più ci si appesantisce, più dura è la salita verso il “Carmelo”.
Una preghiera – Madre del Principe e piccola serva, insegnaci a disfarci dei nostri prestigi e dignità per camminare gioiosi e sereni sulla “piccola via”.

 

 

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