Intervista a Giancarlo Comeri, nella prima equipe medica per valutazione dei veggenti di Medjugorje.
Medico: Sono stato “spettatore diretto” di alcuni casi di guarigione a Medjugorje
TESTIMONIANZE DI FEDE – Giancarlo Comeri è Medico chirurgo specialista in urologia, laureato nel 1968 all’Università di Pavia, ha lavorato a Varese, Como, Castellanza . Tuttora Primario Urologo.all’Ospedale Multimedica di Castellanza.
Ha insegnato per 8 anni nella scuola di specializzazione in Urologia dell’Università di Milano negli anni ’90. Presidente del Consorzio Sanitario di Zona di Varese 3 dal 1975 al 1980. Direttore del Consultorio “La Casa” di Varese dal 1980 al 1988. Coniugato dal 1970, ha 4 figli adottivi.
Nel 1984 ha partecipato alla prima équipe medica italiana per la valutazione informale dei veggenti di Medjugorje allorchè le apparizioni avvenivano quotidianamente a 5 veggenti (Mirjana aveva cessato di avere apparizioni il Natale 1982). Da allora ha accompagnato oltre 90 pellegrinaggi a Medjugorje, credendo fermamente nella veridicità delle apparizioni non solo per i riscontri che la scienza ha potuto dare e confermare negli anni, ma soprattutto per i frutti di guarigione fisica e spirituale di cui è stato testimone. Lo scorso anno è’ stato impegnato con diversi amici, medici e non, fra cui l’amico Gigi Leva presidente dell’Associazione “Amici di Medjugorje” di Varese, il notaio Carmelo Candore, il Dott. Mario Botta, cardiochirurgo, e un gruppo di amici di Napoli facenti capo ad Antonietta Nocerino, con l’appoggio dei frati del santuario bosniaco, nel tentativo di realizzare una rete di soccorso tipo 118 all’altezza delle necessità esistenti attualmente a Medjugorje, senza conseguire purtroppo risultati concreti per le chiusure e le opposizioni che si sono manifestate in loco. Fa parte del direttivo dell’Associazione “Amici di Medjugorje” di Varese
Dice il Dott. Comeri: “La prospettiva attuale è quella di far conoscere a quanti più possibile l’amore materno con cui Maria ci accompagna come suoi “cari figli” da quasi 33 anni a questa parte perchè abbiamo a realizzare la nostra vita mettendo Suo Figlio Gesù al primo posto”.
Il Dott. Comeri, ha anche scritto la prefazione del libro di Antonello De Giorgio “Non sono ancora una foto sopra una lapide” e una sua testimonianza nel libro fotografico intitolato” Medjugorje” di Riccardo Ranza di Varese.
Dott. Comeri, Lei è stato la prima volta a Medjugorje con un equipe medica nel 1984, esattamente il 25 marzo. Siete stati chiamati per constatare da un punto di vista scientifico, l’eccezionalità delle apparizioni. Quali sono state le vostre conclusioni?
In effetti la mia partecipazione è stata fortuita, grazie all’amico Mario Botta, cardiochirurgo, che essendosi interessato ai fatti di Medjugorje alla fine del 1983, aveva ricevuto l’invito da parte dei frati di Medjugorje di fare dei rilievi scientifici sui veggenti in un suo successivo viaggio nel paese Bosniaco. Mario mi ha parlato di queste apparizioni in corso e della possibilità di conoscerle da vicino, per cui decisi di andare a Medjugorje con lui, con il solo intento di partecipare ad un’apparizione, cui non avevo mai pensato né tantomeno avevo avuto la possibilità di fare, e questo avveniva in coincidenza con il grande evento della consacrazione della Russia e del mondo intero da parte di Giovani paolo II in unione con tutti i vescovi della terra, esaudendo in tal modo la richiesta della Vergine fatta a suor Lucia nel 1925, consacrazione memorabile avvenuta il 25 marzo del 1984 sul sagrato di S. Pietro al cospetto della statua originale della Madonna di Fatima, e che ha cambiato il corso della storia. Il mio è stato un viaggio pieno di Fede, insieme ad altri tre amici medici dell’Ospedale S. Anna di Como, dove allora lavoravo, che non mirava assolutamente a fare dei rilievi scientifici a cui non ci eravamo preparati. All’arrivo però, dopo essere stati calorosamente accolti, siamo stati invitati tutti quanti a “constatare” in qualche modo lo stato di estasi dei veggenti durante l’apparizione. A parte Mario Botta che si era portato dall’Italia un apparecchio per eseguire il test di Holter, cioè per registrare in continuo l’elettrocardiogramma ai veggenti prima, durante e dopo l’apparizione, per noi altri medici dell’improvvisata equipe si trattava di inventarci qualcosa, non avendo predisposto apparecchiature di alcun genere. D’altra parte anche Bernadette a Lourdes era stata studiata solo con un grosso ago da calza che l’aveva punta senza che se ne accorgesse e con una candela che le era stata accesa sotto le mani giunte durante l’estasi senza provocare reazione alcuna da parte della veggente. Sta di fatto che, emozionatissimo dal partecipare per la prima volta in vita mia ad un evento soprannaturale come quello, mi sono inventato di saggiare i riflessi achillei di una delle veggenti durante l’apparizione, inginocchiandomi dietro a Vicka. Non sapendo di fatto cosa fosse un’estasi, né avendo mai avuto fino allora occasione di studiarla, ho così finito per fare un esame che, nel contesto di uno stato d’estasi, non poteva provare nulla dal momento che l’estasi produce variazioni soltanto a livello sensoriale e non a livello dei riflessi profondi. Ci ha pensato la Madonna a farmelo sapere con molto riguardo quando, alla fine di quell’apparizione, Vicka ha riferito in croato a Padre Tomislav Vlasic, presente nella stanzetta dell’apparizione, di dirmi che “queste cose non erano importanti”, che cioè non aiutavano a stabilire lo stato di estasi dei veggenti ( in altri termini avevo fatto un esame che non serviva a nulla) Dal momento che non era possibile che Vicka si fosse inventata una cosa del genere, una volta che ho appurato che i riflessi non potevano variare nel corso di un’estasi, ho avuto la prova, non richiesta ma venuta ugualmente dal Cielo, che i veggenti durante l’estasi parlano veramente con Qualcuno che noi non possiamo vedere e che questa Entità può in effetti essere la Vergine Maria che essi possono vedere in tutta la Sua bellezza e in tre dimensioni, ascoltare e toccare. Quindi in questo mio primo viaggio ho avuto la grazia di vedere sparire di colpo qualsiasi dubbio sulla verità delle apparizioni di Medjugorje. Per di più non è vero che li mia ricerca di riflessi non fosse servita a nulla: constatai infatti in quell’occasione che vi era assenza dei riflessi achillei solo da un lato. Pochi mesi dopo Vicka cominciò a soffrire di severi mal di testa e fu fatta diagnosi di una massa intracranica (miracolosamente scomparsa dopo qualche anno di sofferenze) che giustificava l’asimmetria dei riflessi da me constatata.
Gli studi scientifici successivi, condotti molto seriamente e con apparecchiature sofisticate da diverse équipe di studiosi di diversi paesi Europei ( Svizzera, Italia. Austria ecc) che si sono succedute nel corso degli anni, fino al 2005, hanno tutti confermato che i veggenti non mentono, che i sincronismi che sono stati rilevati e confermati quando i veggenti avevano l’apparizione tutti insieme non si spiegano se non con l’ammettere una sorgente di attrazione percepibile solo da loro e che lo stato che si evidenzia all’atto delle apparizioni pone i veggenti stessi fuori del tempo e dello spazio così come lo intendiamo noi, dal momento che essi sperimentano uno stato, quello dell’estasi appunto, in cui pur vivendo uno stato di “anestesia vigile”, che la scienza non sa spiegare, divengono in qualche modo “trasfigurati” e resi capaci di cogliere una Presenza per noi misteriosa perché soprannaturale, ma che per loro è divenuta ragione di vita. Di questo sono testimoni credibili da quasi 33 anni, dato che da tutti gli studiosi è stata esclusa qualsiasi frode, stato allucinatorio o altra patologia psichica. D’altra parte la scienza da sola come tale non può né dimostrare né contestare che la Madonna appaia o meno ai veggenti, così come non si sarebbe potuta registrare la Risurrezione di Cristo con strumenti scientifici o telecamere anche stando a fianco delle guardie romane presso il sepolcro di Gesù.
Dottor Comeri, a Medjugorje, Lei e i suoi colleghi medici siete stati testimoni di due guarigioni che la scienza definì inspiegabili. Ci racconti.
A Medjugorje fin dal secondo giorno delle apparizioni si sono verificate guarigioni scientificamente inspiegabili, immediate e durature. Poche settimane dopo il mio primo viaggio, a Medjugorje una di queste guarigioni “inspiegabili” da parte della scienza ha coinvolto una operatrice amministrativa degli Istituti di perfezionamento dell’Università di Milano, Diana Basile, di cui ho saputo subito da un altro amico, il Dott. Luigi Frigerio, attualmente Primario Ginecologo degli Ospedali Riuniti di Bergamo. Ho conosciuto Diana dopo il fatto e ho potuto vedere tutta la documentazione medica ineccepibile della malattia da cui era guarita: una Sclerosi Multipla giunta ad uno stadio molto avanzato, giudicato da tutti gli specialisti del ramo irreversibile, che aveva portato a limitazioni gravissime della deambulazione, cecità ad un occhio e incontinenza urinaria ormai da tempo. Tutto è scomparso in un attimo, nel corso di un’apparizione di Maria ai veggenti nella stessa stanzetta dove avevo testato i riflessi achillei a Vicka, con esami ancora del tutto normali a 30 anni dall’improvvisa guarigione e uno stato di salute perfetto, come ho potuto constatare personalmente nel corso di ripetuti pellegrinaggi fatti con lei a Medjugorje in questi anni.
Sempre nel 1984 sono stato in qualche modo “spettatore diretto” di un altro caso di guarigione. Si trattava di un giovane seminarista di 12 anni, trasportato un tardo pomeriggio di autunno al Pronto Soccorso dell’ospedale S. Anna, mentre ero in servizio, per una grave emorragia renale . Gli esami radiologici subito eseguiti avevano evidenziato un voluminoso tumore a carico del rene sinistro, con grave anemizzazione del ragazzo per la cospicua perdita di sangue che non accennava a diminuire. Sono stato costretta ad intervenire chirurgicamente d’urgenza quella sera stessa per evitare il peggio, togliendo il rene tumorale per far cessare l’emorragia. Potei constatare con i miei occhi che la malattia era già molto avanzata, cioè era uscita dal rene per infiltrare tutti i linfonodi para-aortici che avevano il volume di tante patate americane. La diagnosi è stata confermata dal successivo esame istologico : voluminoso carcinoma a cellule chiare del rene, infiltrante i vasi e con metastasi grossolane ai linfonodi biopsiati. Non vi era nessuna possibilità di asportare i linfonodi né era possibile instaurare una terapia medica di qualche tipo con speranza di regressione. Prognosi infausta entro 6 mesi o poco più: questa la sentenza che ho dovuto dare ai genitori del ragazzo all’arrivo dell’esame istologico. Di fronte a ripetute accorate richieste di suggerire una terapia che potesse riaccendere qualche speranza di sopravvivenza, consapevole della assoluta impossibilità di intervenire con chemio- o radioterapia di alcun genere, mi sono sentito di suggerire solo una via: quella di un pellegrinaggio a Medjugorje per chiedere l’ intercessione della Regina della Pace. Sono stato preso sul serio. Dopo un primo momento di sconcerto e qualche settimana dalle dimissioni, papà e mamma hanno portato il loro figlio malato al santuario di Medjugorje, con una mia lettera che chiedeva ai Frati di permettere al ragazzo di partecipare ad un’apparizione. Il ragazzo è entrato con i veggenti nella famosa stanzetta delle apparizioni, ed è tornato incredibilmente guarito, come è stato dimostrato da tutti gli esami eseguiti al suo rientro e negli anni successivi. La guarigione è stata definitiva anche in questo caso.
In un altro caso sono stato diretto testimone di un miglioramento improvviso e inspiegabile della vista di una giovane donna che era sul mio pullman nel corso di un recente pellegrinaggio, miglioramento avvenuto nel corso di un’apparizione a Mirjana alla croce blu.
Ma quelle che non posso contare sono state le guarigioni interiori che ho potuto constatare a diecine nel corso dei tanti pellegrinaggi, che hanno causato una vera e propria rinascita di tanti pellegrini, fra cui personaggi di spicco del Tribunale di Varese, con i quali è nata una profonda amicizia, ove a distanza di 25 e più anni è constatabile una continua perseveranza nella preghiera e nella vita sacramentale e una costante crescita nel cammino di fede.
Da persona cristiana, Lei crede alle apparizioni della vergine Maria a Medjugorje?
Non trovo seri motivi per non crederci. In tutta la storia della salvezza Dio ha cercato e stabilito la comunicazione, il collegamento con la sua creatura con l’aiuto di apparizioni e visioni. Questa forma di comunicazione è adeguata alla struttura fisico-spirituale dell’uomo anche in epoca di razionalismo e di avanzate tecnologie. Possiamo interpretare il fenomeno Medjugorje in diversi modi, ma l’onestà intellettuale ci impone di interessarci alla “verità” di questo evento alla luce della rivelazione, della mistica, delle esperienze soprannaturali e anche alla luce di tante altre esperienze simili, in altre circostanze o in altre comunità di fede. E tutte mi sembra concordino nel far ritenere le apparizioni, come dice Karl Rahner, una delle teologie più alte dell’età moderna, in grado di rinfocolare la fiamma della vita spirituale e come tali da inserire nell’ambito della dimensione mistica della Chiesa che può trarne un impulso molto forte e positivo per la vita spirituale dei credenti se, come nel mondo di oggi, essa appare inaridita per l’apostasia dilagante. Ne dovremmo trarre con S. Paolo la famosa ammonizione: “ Non spegnete lo Spirito! Non disprezzate le profezie! Esaminate ogni cosa e tenete cio’ che è buono” ( 1 TS 5, 19-21).
Dopo 33 anni di apparizioni a Medjugorje (anche se ancora la Chiesa non ha espresso un giudizio), si può parlare di carisma profetico?
Si, secondo me si può parlare di carisma profetico. Maria nei suoi messaggi ha ripresentato le verità fondamentali della Fede, ha mostrato ai veggenti il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno, come testimoniato continuamente dagli stessi, ha coinvolto un’ intera parrocchia in questo cammino di rinnovamento della Fede facendosi guida e maestra di una intera generazione, puntando sulla preghiera, sulla Parola di Dio, sui Sacramenti, sul digiuno e sulla penitenza richiamati instancabilmente nei suoi messaggi prima settimanali poi mensili, per portare tutti alla santità attraverso l’offerta della propria vita come eucaristia vivente. Questo il vero traguardo cui la Madonna vuole portare quanti l’hanno accolta riconoscendola come Madre di Dio e di ogni uomo, attraverso la via dell’elevazione alla contemplazione di Dio, che esige un’ascesi personale e comunitaria con lo sguardo rivolto alla Patria vera che è quella del Cielo come scrive S. Paolo. L’incontro con Cristo Suo Figlio oggi è il dono che Maria facilita a chi lo chiede con cuore aperto, ripetendo con ciascuno quella “visitazione” inaugurata con Elisabetta 2000 anni fa. Maria come sempre ci porta Cristo e ci porta a Cristo perché il combattimento individuale di ogni giorno per vincere il male, per far morire l’uomo vecchio, corruttibile che è in noi, ci conduca alla trasformazione nell’uomo nuovo, risorto. Sono i frutti di questa risurrezione individuale che potranno cambiare le sorti dell’intera creazione fino alla realizzazione dei “nuovi Cieli e della nuova Terra” di cui parla l’Apocalisse.
Dopo il dispiegamento dei 10 segreti annunciati a Medjugorje questo potrebbe essere l’esito del cammino di rinnovamento cui è chiamata l’intera umanità, in quel “tempo di primavera” preannunciato, ove non vi sarà necessità di altre apparizioni (e Maria stessa ha ripetutamente asserito che queste sono le ultime sue apparizioni sulla Terra) perchè allora Cristo sarà Tutto in tutti, finalmente riconosciuto da ogni uomo come “ il Signore”, davanti al quale ogni ginocchio si piegherà “in cielo, sulla terra e sotto terra” come profetizzato nel Vecchio e nel Nuovo Testamento.
Lei fa parte dell’associazione “Amici di Medjugorje di Varese”. Qual è l’obiettivo di tale associazione?
L’obiettivo principale è quello della testimonianza. Non ci siamo riuniti in associazione per favorire qualche forma di fanatismo nei confronti della Madonna ma per farci portatori del Suo messaggio di Pace e di salvezza. In modo particolare attraverso i numerosi pellegrinaggi che organizziamo ogni anno ci prefiggiamo di favorire l’approccio a Medjugorje senza far leva sullo “straordinario” ma sulla possibilità concreta, per ciascuno che si reca in questo luogo, di fare diretta esperienza di Maria “viva, con la possibilità di intraprendere un vero cammino di rinnovamento interiore purchè ci si accosti al “mistero” Medjugorje con cuore aperto. Nei nostri pellegrinaggi cerchiamo di far sì che chi arriva a Medjugorje si accorga immediatamente che lì davvero il Cielo si è aperto ed è rimasto aperto, dando la possibilità a chi lo vuole di fare un’esperienza di Grazia del tutto particolare, di accorgersi che anche per lui si è accesa una fiammella che, se alimentata, potrà continuare ad ardere per il resto dei suoi giorni. L’altra iniziativa specifica della nostra Associazione è l’incontro annuale di preghiera, di una intera giornata, rivolto a tutta la popolazione, che organizziamo a Varese da qualche anno a questa parte, che vede la partecipazione attenta di migliaia di persone (oltre 5000 nell’ultima edizione del 16 febbraio scorso) e che richiama in tutte le sue articolazioni ( preghiera liturgica, rosario, S Messa e Adorazione eucaristica, testimonianze varie) l’invito di Maria a mettere Suo Figlio al primo posto nella vita di tutti i giorni.
Per il mestiere che Lei svolge, è importante essere un medico che abbia Fede?
Ritengo di si. Per chi crede non c’è mai una mancanza di vie di uscita dalle situazioni anche più difficili che possono presentarsi nella vita. E davanti a malattie gravi o incurabili i nostri pazienti hanno bisogno di uno sguardo di fede, di un abbraccio che anche attraverso il medico il Signore soltanto sa dare. Il malato sa cogliere benissimo qualunque atteggiamento o parola in grado di suscitare la speranza. Due sono a mio avviso le condizioni essenziali perché lo Spirito Santo ci possa suggerire la soluzione giusta al momento giusto: la preghiera personale e comunitaria e la perseveranza nella sequela. La prima è favorita dalla capacità di ascoltare: io trovo che attraverso la preghiera delle Ore del giorno la Parola di Dio ci faciliti questa possibilità. La perseveranza non è opera nostra, non possiamo perseguirla con le nostre forze: anch’essa è un dono da chiedere insistentemente nella preghiera.
Qual è il segno più grande che la Madonna a Medjugorje, le ha lasciato nella sua vita?
La capacità, almeno come tentativo continuo, di fare unità dentro di se e con gli altri.
Fare unità dentro di sé significa non vivere il quotidiano come qualcosa di “altro” rispetto alla vita di fede ma vivere la propria vita in tutte le sue sfaccettature come risposta continua a Chi ti chiama e ti mantiene nell’esistenza.
Fare unità con gli altri significa comunicare questa esperienza di comunione con il Signore. E qui bisogna inventarsi modalità adatte alla situazione personale e al tempo in cui ti è dato di vivere. Ho trovato che anche gli stessi social networks possono essere un veicolo adatto, da non trascurare, come del resto papa Francesco, sulle orme di Papa Benedetto, ci fa vedere ogni giorno.
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