di Padre Enzo Fortunato
In queste ore si sta consumando un confronto: la messa di Natale tra chi la vuole a mezzanotte e chi propone di anticiparla. Ascolteremo sicuramente e seguiremo le decisioni sagge che la Conferenza episcopale ci donerà. Ci vengono incontro alcune suggestioni per comprendere la quaestio profonda della celebrazione del Natale.
L’invito è a un cuore che si lascia abitare da Dio. Da più di dieci anni, il Papa celebra la messa di Natale tra le 21.30 e le 22, e in migliaia di parrocchie gli orari variano dalle 21 alle 24. La messa vespertina (dopo il tramonto, richiamandosi al modo degli ebrei di computare il giorno: da un tramonto all’altro, e non da mezzanotte a mezzanotte) vale anche per il giorno di Natale. Fu introdotta da due decreti di Pio XII per dare l’opportunità di avvicinarsi a Dio a tante persone che per i più svariati motivi non potevano, e non possono, partecipare alla Messa celebrata al mattino presto.
Infine, attingendo dalla fede di san Francesco d’Assisi, l’inventore del presepe, possiamo dire che a Greccio, con la sua rappresentazione, Francesco ci fece capire che non era necessario andare fino in Terrasanta per toccare i luoghi di Cristo. Non è tanto questione di luogo geografico ma di luogo esistenziale: Betlemme è ovunque, anche nel cuore dell’uomo, proprio dove il Santo voleva che nascesse Gesù. Come racconta Tommaso da Celano: «E narrasi ancora come vedesse realmente il bambino nella mangiatoia, scuotersi come da un sonno tanto dolce e venirgli ad accarezzare il volto. […] Un cavaliere di grande virtù, il signore “Giovanni da Greccio” asserì di aver visto quella notte un bellissimo bambinello dormire in quel presepio ed il Santo Padre Francesco stringerlo al petto con tutte e due le braccia».
Al di là di tutto, ci vengono incontro i versi poetici del celebre drammaturgo tedesco Bertolt Brecht, che scrisse: «Oggi siamo seduti, alla vigilia di Natale, noi, gente misera, in una gelida stanzetta, il vento corre di fuori, il vento entra. Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo: perché Tu ci sei davvero necessario».