Commento al messaggio del 25 dicembre 2020

DI PADRE SILVANO ALFIERI

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Commento al messaggio di Međugorje, 25 dicembre 2020

1^ decina: Cari figli! Vi porto Gesù Bambino che vi porta la pace, Colui che è il passato, il presente ed il futuro del vostro vivere. Figlioli, non permettete che si spengano la vostra fede e la vostra speranza in un futuro migliore perché voi siete stati scelti per essere i testimoni della speranza in ogni situazione. Per questo sono qui con Gesù affinché vi benedica con la Sua pace. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

 

 

2^ decina: Vi porto Gesù … Colui che è il passato, il presente ed il futuro del vostro vivere.

Cosa fare nella vita? Quale è il suo senso? Da dove veniamo e dove andiamo? Perché la sofferenza? C’è qualcosa dopo la morte o finisce tutto qui? Sono solo alcune delle domande esistenziali che prima o poi ciascun uomo si pone. Trovare le risposte offre la possibilità di vivere un’esperienza umana in pienezza e nella luce, se invece non si cercano o non si trovano le risposte la nostra vita rimane un mistero senza senso. In Gesù trovano risposta tutte le domande esistenziali degli uomini e delle donne di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Un grande e ben noto filosofo e matematico francese Pascal, con grande lucidità scriveva: “Noi non conosciamo la vita, la morte, se non per mezzo di Gesù Cristo. Fuori

di Gesù Cristo non sappiamo che cosa sia la nostra vita o la nostra morte, Dio e noi stessi. Per questo, senza la Scrittura che ha per oggetto solo Gesù Cristo, non conosciamo niente e non vediamo che oscurità e confusione nella natura di Dio e nella nostra natura” (Pascal, Pensieri, 548). Da questo punto di vista la preghiera del santo rosario è un grandissimo dono perché, mentre ci fa meditare i misteri della vita di Gesù del gaudio, della luce, del dolore e della gloria, con semplicità ci porta a comprendere i misteri della nostra vita, che sono esattamente gli stessi della vita di Gesù.

 

 

3^ decina: Figlioli… voi siete stati scelti per essere i testimoni della speranza.

Gesù non è soltanto la vita che ci è stata donata o la chiave di interpretazione del nostro presente, Gesù è soprattutto il nostro futuro, quello a cui tende la nostra vita, è il progetto che Dio ha con ciascuno di noi: “Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.” (1 GV 3,2-3). La speranza ci fa intravvedere quello che ci aspetta, la speranza è una calamita posta nel nostro cuore che ci attira verso la meta e, anche se siamo ancora distanti, la speranza illumina e riscalda il nostro cammino: c’è una casa e una famiglia che ci attende, ci sono dei cuori che amano ciascuno di noi da impazzire e ci attendono e sono i cuori di Dio Padre, di Gesù e di Maria, la quale in uno dei suoi messaggi ci ha ricordato: “se sapeste quanto vi amo piangereste di gioia”: queste parole sono rivolte a ciascuno di noi. In Paradiso ci attendono i cuori di tanti veri amici che sono tutti i santi e le persone buone della nostra vita che ci hanno preceduto in questo passaggio. Avere questa speranza ci purifica lungo il percorso, infatti ci porta a camminare con gioia e leggerezza verso la meta, ci aiuta a trovare motivo di grazia in ogni circostanza lieta o triste, perché tutto concorre al bene di coloro che amano Dio e tutto è disposto per condurci alla meta. La speranza ci purifica interiormente perché riempie la mente di cose belle e ci porta ad essere protagonisti di un futuro migliore su questa terra perché chi contempla il paradiso cerca di trasformare la realtà attorno a sé a immagine di quella bellezza.

 

 

4^ decina: Cari figli! Vi porto Gesù Bambino che vi porta la pace… Per questo sono qui con Gesù affinché vi benedica con la Sua pace.

Dio non ci sta chiedendo nulla, anzi, ci sta donando sé stesso e la sua vita, quasi ci prega di accettarla. È Lui che ci offre la sua vita, è Lui che ci offre la sua pace, è il suo Santo Spirito che è all’opera per realizzare in noi l’immagine di Gesù fino alla piena maturità. È sempre Dio che ci fa dono della fede per accogliere la sua opera e ci fa dono della speranza che orienta il nostro cammino al compimento di quest’opera. Attraverso le circostanze che compongono la nostra vita, che spesso ci sorprendono, che ci sembrano imperfette e a volte ingiuste, altre volte ci stupiscono e ci fanno gioire, Dio come un artista compie in noi la sua opera: gli incontri, le persone che Egli mette nella nostra vita, le occasioni che ci offre… sono gli strumenti attraverso i quali Egli forma in noi il volto del suo Figlio. Tra i suoi strumenti di lavoro Dio ha anche il perdono con il quale è in grado recuperare i danni che con il peccato possiamo aver fatto alla sua opera in noi. Potremmo affermare che non sappiamo da dove cominciare per collaborare, oppure che c’è troppa diversità tra noi e la perfezione di Gesù, è vero, ma non dobbiamo preoccuparci se adesso non siamo simili a Lui, la perfezione non è di questo mondo, siamo solo all’inizio dell’opera, i lavori sono in corso (work in progress), la piena conformazione avverrà alla fine del lavoro, quando vedremo Gesù Cristo così come Egli è. Se ci sembra che ci sia troppa diversità tra questo progetto di Dio e la povera realtà che sperimentiamo ogni giorno, dobbiamo riascoltare e applicare a noi le parole dell’angelo a Maria: lo Spirito Santo scenderà su di te e opererà questo prodigio in te: nulla è impossibile a Dio! Dio stesso ci offre la fede per credere che tutto questo è vero e la nostra risposta dovrebbe essere come quella di Maria: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. (Lc 1,38).

 

 

5^ decina: Figlioli, non permettete che si spengano la vostra fede e la vostra speranza in un futuro migliore.

San Francesco ha avuto fede e ha accolto e collaborato pienamente con l’azione dello Spirito Santo che andava formando in lui il volto di Gesù ed è diventato un “Alter Christus”. Egli ha accolto pienamente il dono della pace che Dio ha offerto a lui, come lo sta offrendo anche a noi, ed è diventato il santo della pace. Quando san Giovanni Paolo II ha voluto pregare per la pace nel mondo insieme ai capi di tutte le altre religioni, li ha invitati ad Assisi nel luogo dove riposa questo uomo di pace. San Francesco è un santo che ha tenuto accesa la lampada della speranza in ogni circostanza e quando qualcosa si metteva di traverso, quando qualche disagio o disavventura sembrava interrompere il suo percorso e quello dei suoi compagni, quando l’ombra della croce oscurava il loro cammino, era solito ripetere: “tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto!” Questa certezza gli derivava dalla Pasqua di Gesù che, messo a morte dagli uomini, il terzo giorno è risuscitato in una condizione gloriosa e infinitamente più bella della condizione umana vissuta fino a quel momento. In san Francesco ardeva con forza la stessa lampada della speranza che lo Spirito Santo aveva acceso nel cuore di san Paolo: “Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.” (Rom 8,18). Maria desidera che anche in noi non si spenga mai la luce della fede e della speranza, in nessuna circostanza, anzi, ci chiama ad esserne testimoni, desidera che in questo tempo di buio e di prova per l’umanità, la luce della fede e della speranza in noi siano ben accese per illuminare il cammino di tanti. Per alimentare la lampada della fede e della speranza nel nostro cuore, possiamo fare nostra questa preghiera che san Francesco faceva davanti al crocifisso di san Damiano quando ancora la fiamma della speranza non era ancora così viva dentro di lui: “Alto e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio e dammi una fede retta e speranza certa”.

Il Signore Gesù vi benedica con un anno nel quale la luce della fede e della speranza brillano sempre più nella vostra vita

p. Silvano

Commento al messaggio del 25 dicembre 2020 di padre Silvano Alfieri.

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