Papa Francesco ha nominato il monsignore polacco Henryk Hoser, arcivescovo-vescovo emerito di Warszawa-Praga, «visitatore apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje, a tempo indeterminato e ad nutum Sanctae Sedis» cioè a disposizione della Santa Sede. L’annuncio è stato dato ieri con un comunicato della Sala Stampa vaticana dove si spiega che «si tratta di un incarico esclusivamente pastorale, in continuità con la missione di Inviato Speciale della Santa Sede per la parrocchia di Medjugorje», affidata ad Hoser l’11 febbraio 2017 e da lui conclusa nei mesi scorsi.
La missione del Visitatore Apostolico, specifica la nota vaticana, «ha la finalità di assicurare un accompagnamento stabile e continuo della comunità parrocchiale di Medjugorje e dei fedeli che vi si recano in pellegrinaggio, le cui esigenze richiedono una peculiare attenzione». In pratica papa Francesco non entra nel merito della veridicità delle (finora) presunte apparizioni mariane della cittadina dell’Erzegovina ma affida la supervisione pastorale della parrocchia a un ecclesiastico ben disposto nei confronti di questa realtà, sottraendola alla diocesi di Mostar-Duvno i cui ordinari, Pavao Zanic fino al 1993 e Ratko Peric da allora, si sono manifestati contrari alla “soprannaturalità” del “fenomeno” di Medjugorje.
Lo scorso 21 maggio Peric nel corso di una cerimonia a conclusione dell’anno dedicato dalla diocesi alla figura del suo predecessore, ha sottolineato come Zanic fin dall’inizio seguì «fenomeno di Medjugorje» e «personalmente soffrì profondamente a causa di tutte le contraddizioni circa le “apparizioni”, i “messaggi”, i “segreti” e le disobbedienze». Per Peric sia col “caso” che col “fenomeno” Medjugorje Zanic «ebbe anche lui visibilità a livello mondiale e si comportò abilmente e coraggiosamente nei confronti dei curiosi media mondiali e dei fanatici religiosi».
Come si ricorderà la vicenda di Medjugorje ha inizio il 24 giugno 1981 quando due ragazze intravedono una donna con un bambino in braccio, che identificano con la Madonna. Alle due ragazze si sono poi unite altre persone che asseriscono di aver visto la Vergine, portando a sei il numero dei veggenti. Le presunte apparizioni, come già detto, sono state negate dall’allora vescovo di Mostar e dal suo successore. Comunque nel corso degli anni il numero dei fedeli che si recano in Erzegovina è divenuto imponente. La Santa Sede, attraverso la Congregazione per la dottrina della fede, ha sconsigliato pellegrinaggi organizzati ufficialmente dalla diocesi. Nel 2010 comunque Benedetto XVI ha istituito una speciale commissione di inchiesta guidata dal cardinale Camillo Ruini le cui conclusioni stilate nel 2014 non sono mai state rese pubbliche.
Nel marzo 2017 papa Francesco ha poi incaricato l’arcivescovo Hoser «di recarsi a Medjugorje quale inviato speciale della Santa Sede», con lo scopo «di acquisire più approfondite conoscenze della situazione pastorale di quella realtà e, soprattutto, delle esigenze dei fedeli che vi giungono in pellegrinaggio e, in base ad esse, suggerire eventuali iniziative pastorali per il futuro». Nel maggio successivo il Pontefice, rispondendo alle domande dei giornalisti nel volo di ritorno da Fatima, ha fatto cenno ai risultati della Commissione Ruini. «Sulle prime apparizioni, quando i “veggenti” erano ragazzi – ha riferito –, il rapporto più o meno dice che si deve continuare a investigare. Circa le presunte apparizioni attuali, il rapporto ha i suoi dubbi. Io personalmente sono più “cattivo”: io preferisco la Madonna madre, nostra madre, e non la Madonna capo-ufficio telegrafico che tutti i giorni invia un messaggio a tale ora. Questa non è la mamma di Gesù. E queste presunte apparizioni non hanno tanto valore».
A fine agosto 2017 Hoser ha concluso il suo lavoro sostenendo che «le diocesi e altre istituzioni possono organizzare pellegrinaggi ufficiali» a Medjugorje in quanto «non ci sono più problemi». Tutto ciò – ha aggiunto – «non è proibito e non deve svolgersi di soppiatto». Ieri la decisione di papa Francesco, che senza entrare nel merito della veridicità delle apparizioni, gli ha affidato il ruolo di “visitatore apostolico” a tempo indeterminato e alle dirette dipendenze della Santa Sede.
Articolo su Avvenire Del 31 maggio 2018