ATTO DI DOLORE
Mio Dio,
mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati,
perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso te,
infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa.
Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e fuggire le occasioni prossime di peccato.
Signore,
misericordia,
perdonami.
Amen
L’Atto di dolore (in latino, Actus contritionis) è una preghiera cristiana di tradizione cattolica, in cui si esprime il dolore per i peccati commessi.
È spesso recitata in occasione del sacramento della Riconciliazione, più conosciuta come Confessione, dopo l’accusa dei propri peccati e prima dell’assoluzione.
Nei libri di preghiera è generalmente indicata fra le orazioni quotidiane da recitare alla sera.
Molti sono i modi con cui chiediamo il perdono di Dio.
Un atto sincero di contrizione, quando non fosse possibile accedere alla confessione sacramentale,
in attesa di poterci accostare al sacramento della Penitenza.
Nella celebrazione eucaristica attraverso l’atto penitenziale all’inizio della messa;
nella preparazione alla comunione (O Signore io non sono degno …), in varie preghiere e acclamazioni (Kyrie eleison) noi già chiediamo perdono per le mancanze di ogni giorno.
Ma la fede che professiamo ci ha indicato un modo fondamentale per chiedere il perdono dei peccati: la confessione individuale.
La confessione individuale, innanzitutto:
“Credo che oggi sia più che mai importante l’incontro con il confessore per dialogare,
aprirsi alla Parola di Dio, porre domande, accogliere consigli, invocare quel perdono che lo Spirito Santo ci fa desiderare”.
È da notare, però, che anche la più segreta delle confessioni individuali è, comunque, un atto ecclesiale perché avviene dentro alla Chiesa
(non tanto l’edificio quanto la comunità credente) perché non è solo questione di “mettere a posto la propria coscienza”
ma di comprendere che ogni peccato ferisce l’intera comunità dei fedeli, così come ogni atto virtuoso la rende più bella.
C’è sempre dentro ad ogni confessione personale oltre che il vincolo assoluto di segretezza (pena la scomunica del confessore)
una dimensione ecclesiale, perché nel riconoscimento del proprio peccato è insito il riconoscimento che tutte le nostre colpe dimostrano che siamo fratelli anche nella lontananza dalla legge di Dio.
Come dicevamo nelle brevi catechesi sulla liturgia, ci viene detto di cogliere il riflesso comunitario di ogni peccato:
perciò, nello stesso modo che ogni gesto buono e nobile, secondo i comandamenti del Signore, innalza il livello di santità della Chiesa,
ogni peccato macchia il volto della sposa di Cristo, dunque non ci è dato di poterci confessare “direttamente” a Dio.
Il Signore perdona immediatamente (cioè senza mediazione)
ogni peccato tutte le volte che, sinceramente pentiti ci rivolgiamo a Lui per ottenerne il perdono;
ma è necessario essere riammessi alla comunione con il corpo ecclesiale di Cristo
mediante la confessione dei peccati e l’attestazione del pentimento fatte al ministro della Chiesa.
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